Chiuso il precedente libro di questa collana sulle tarsie di Lorenzo Lotto nella Basilica di Santa Maria Maggiore, in stretta linea di continuità, questo libro si apre sul Confessionale, capolavoro ligneo di Andrea Fantoni nella stessa Basilica di Città Alta, dove il respiro della nostra storia religiosa, civile e artistica sosta commosso anche davanti alle tombe di Gaetano Donizetti e Torquato Tasso, protagonisti di altri due precedenti libri di questa collana.
L'ideale viaggio alla scoperta 'Dei Fantoni e altre storie fra Seicento e Settecento', inizia in questo luogo sacro. Non è un viaggio frettoloso, né tutto vuol guardare, ma vuol 'vedere'. Prima di partire si sofferma a lungo ad ammirare il Confessionale di Andrea Fantoni, disvelandone pagina dopo pagina la bellezza d'insieme e delle singole parti che ad essa concorrono. Ingranditi anche più del vero, i particolari delle sculture dicono il genio di Andrea, la sensibilità e l'amore, la capacità di coinvolgimento emotivo di ogni sua opera.
Dalla Basilica al Duomo adiacente, dove la Sedia vescovile è opera di Andrea e dei suoi fratelli, seguita dall'Altare della Pietà, con le statue scolpite nel marmo e i bassorilievi dei Sette dolori di Maria, opera in cui si riconoscono mani diverse dei Fantoni.
Così sostando di chiesa in chiesa, si spazia di tempo in tempo, nella secolare storia dei Fantoni, ampio spazio dedicando ad Andrea, che nobilmente si innalza sulla già nobile arte del padre Grazioso il Vecchio. Dalle sculture di legno dipinto, agli altari, ai capolavori berniniani in marmo bianco, la Maddalena e il San Giovanni di Crema, la Santa Caterina e il San Domenico di Songavazzo, gli Angeli tutti, adoranti e in volo sugli altari. Era necessario un confronto con Gian Lorenzo Bernini, morto proprio nell'anno in cui Andrea, diciannovenne, firma la sua prima scultura nella Sagrestia di Alzano. L'ampia parentesi dedicata al Bernini si apre proprio in continuità delle opere più berniniane di Andrea. Anche questo non è un viaggio frettoloso perché i rimandi sono tanti, così i confronti e le differenze con l'opera e con lo spirito del tempo, fino alla fastosità degli apparati effimeri per le feste o lo sfolgorare della Cattedra di San Pietro che chiude la parentesi Bernini, come lo sfolgorare del Triduo di Gandino chiude il percorso Fantoni di questo libro. Là dove risultano più marcate le differenze, come nelle sculture in legno, o nei Sepolcri, arte popolare nel significato più alto di «destinazione popolare», i Fantoni superano in umiltà, in devozione, in pathos laddove il Bernini vince in algida bellezza.
Un largo crescendo si dispiega dall'una all'altra Sagrestia della Basilica di Alzano con vibrazioni cromatiche a scandire e unificare le tre narrazioni delle Virtù, dei Martìri, delle Storie bibliche, in un insieme sorprendentemente unico che non cessa di destare meraviglia. Maestoso si fa il concerto nel Pulpito all'interno della stessa Basilica, forse il più bello dei Fantoni, dopo le note melodiose nell'altare del Rosario al centro della magnifica cappella.
Il viaggio si fa quasi pellegrinaggio, quando giunge là dove tutto è iniziato: nella bottega di Rovetta, ora Museo, poi nella chiesa parrocchiale, al Fonte Battesimale, opera quattrocentesca del marangone Bertulino Fantoni, all'altare maggiore e agli altri altari. Nella stessa chiesa, inserita nell'ancona di Giambettino, la splendida pala del Tiepolo giunse a Rovetta due anni dopo la morte di Andrea, forse per suo tramite, come si ipotizza in questo libro, per i legami intrecciati a Bergamo nella bottega di Fra Galgario, cenacolo di artisti tutti amici di Andrea Fantoni: Gian Battista Caniana, Antonio Cifrondi, Giovan Battista Tiepolo al tempo della sua venuta a Bergamo per i dipinti nella Cappella Colleoni. Dipinti suscettibili, almeno per il tema dei Martìri e delle Virtù a raffronti con il lavori eseguiti una trentina d'anni prima da Andrea ad Alzano.
Sul sagrato di Rovetta si apre il piccolo Oratorio, dove inizia la via dolorosa dei Sepolcri fantoniani, delle Pietà e dei Crocifissi, vibranti di una fede impossibile da esprimersi in così intenso pathos se non è viva fiamma nello spirito dell'artista. Anche qui si è voluto mettere qualche nota pittorica di Pietà, sapendo come i Fantoni si ispirassero alla pittura, in ciò ancora vicini al Bernini che riesce sempre a frodare la bellezza ove che sia.
La via dolorosa si spalanca su un tripudio di Angeli e Angioletti a dire la gioia scaturita da tanto divino patire. Poi ancora la bellezza di Cantorie, Cori, Confessionali, Pulpiti e lo sfavillio delle luci sugli ori del Triduo, epifania del Santissimo Sacramento come brillante incastonato nella grandiosa raggiera. Una storia d'arte che è anche la storia di un popolo, della sua religiosità e della sua passione per l'arte.