Nel corso del XVII e nella prima metà del XVIII secolo assistiamo a unaconsistente migrazione di artisti italiani verso le corti nobiliari, vescovilie abbaziali della Germania del sud. Si tratta di frescanti, pittori earchitetti, ma anche soprattutto di scultori e stuccatori in gran parteprovenienti dalla zona dei laghi lombardi. Furono le punte emergenti di unavera e propria "diaspora": quella di una popolazione, che per sopravviveredovette lasciare i poveri paesi della zona dei laghi lombardi per cercarefortuna all'estero. Fin dal Medioevo, con l'Antelami e i Maestri comacini,questo popolo dei laghi aveva sviluppato una singolare abilità nel lavorare emodellare la pietra, che si trovava abbondantemente nelle loro cave e chepoteva facilmente essere trasportata per via fluviale fino a Milano e in tuttala Pianura Padana. Questi migranti si erano specializzati in modo da seguiretutte le fasi di lavorazione e di impiego della pietra: dai semplicitagliapietre agli architetti. Una manodopera specializzata che venne attrattadall'intensa attività costruttiva seguita alla guerra dei Trent'anni e dallaconseguente richiesta di decorazioni in stucco, proveniente dai paesitransalpini di religione cattolica e di lingua tedesca. Furono loro isilenziosi e umili ambasciatori del gusto barocco italiano, ma anche glisperimentatori e creatori di una koinè del nuovo barocco europeo, stimolatidal contatto con altre tradizioni culturali e artistiche non meno vitali.