Scrivere un libro sulla pietra è un'impresa notevole, che, nel mio caso, è accompagnata da una certa dose d'incoscienza. Nell'attuale caotico mondo dell'informazione e dell'editoria che senso ha scrivere un manuale sulla lavorazione dei materiali lapidei?
L'obiettivo è quello di fornire alcune notizie storiche e tecniche di base che in testi ben più complessi e articolati di questo sono omesse perché ritenute non afferenti all'ambito della ricerca in oggetto o, addirittura, perché date per scontate. Il taglio di questo libro è dunque di carattere prettamente tecnico e di consultazione 2. Il primo capitolo, che può sembrare anomalo in un testo di questo tipo, concerne il concetto di sacralità insito nel materiale lapideo; quanto sia importante avere un minimo di conoscenza di base circa le motivazioni ideologiche e religiose delle varie civiltà che hanno prodotto straordinarie opere in materiale lapideo, spero apparirà chiaro dalla lettura del capitolo stesso. Lo scopo non è solo storico, appartenente ad un passato più o meno lontano, ma relativo ad una concezione atemporale della pietra. Su questi principi occorre, a mio avviso, riflettere oggi più che mai per avere un'idea chiara di cosa si stia facendo e di come porsi di fronte a una determinata attività.
In definitiva si tratta di etica del lavoro e dei fini ultimi che sottendono la creazione dell'opera. Martin Heidegger osservava acutamente che: "[...] L'essenza della tecnica non è affatto qualcosa di tecnico[...]" 3 per questo si ritiene che il primo capitolo faccia parte di un discorso sulla tecnica nella sua più alta accezione; senza questa meditazione interiore prevale il vuoto lavoro senza scopo e quindi auto-referenziale 4. Il testo, attraverso i vari capitoli, fornisce una raccolta di dati che si spera possano spingere gli eventuali lettori a riflettere su uno degli argomenti più semplici e nello stesso tempo più complessi: la lavorazione dei materiali lapidei. (l'Autore)